Quanto spesso prendiamo il volo? Siamo in grado di tenerci in equilibrio con le nostre ali? Riusciamo a sfruttare abilmente le correnti d'aria proprio come fanno i gabbiani?
Il sapore dell'estate, del sole caldo che illumina e dolcifica l'aria è come se riuscisse a riportarci in vita, destreggiandosi fra le ansie e le preoccupazioni di ogni giorno. E noi guardiamo al sole, nel suo bagliore luminoso, per ricordarci la vastità che ci sovrasta. Una bellezza oggettiva che va al di là della vita stessa. E spesso ci sentiamo solo piccoli e fragili granelli di sabbia, pronti ad essere spazzati via dall'alta marea. Siamo in bilico, come funamboli che cercano l'equilibrio sul loro più grande nemico, un filo sottilissimo.
Eppure, oltre le paure, le incertezze e i continui dubbi che ci tormentano disponiamo di una magica dote: la forza di riuscire a guardare avanti anche quando è buio intorno. Un po' come fa il cielo. Infatti, non importa se ci sia il sole, la pioggia o la neve, il cielo è bello sempre. È bello anche se vulnerabile. Proprio come noi. Siamo belli quando raggiungiamo i traguardi prefissati. Siamo belli quando sorridiamo alla vita affinché il suo sapore ci entri dentro. E siamo belli anche quando falliamo, quando vorremmo abbandonare tutto solo perché il caso, il destino o la provvidenza ha sconvolto e confuso i nostri piani. Siamo belli perché colorati da mille diverse sfumature che ci rendono unici e speciali.
Noi uomini, infatti, non siamo nati per essere invincibili o intoccabili. Non siamo nati per non avere le spine. Anche se, erroneamente, crediamo che avere una vita reputata altezzosa dalla società sia l'antidoto per combattere la nostra finitezza. Piuttosto la nostra vera ed unica arma invincibile è lo stato di "flow experience", un nirvana che sentiamo dentro quando proviamo gioia nel fare ciò che ci piace. Nel fare e non nell'avere. Perché è proprio il fare la magia dell'essere umano. Tutto quello che ammiriamo ad occhi aperti, infatti, è stato costruito da uomini come noi. Non è nato da sé. Ma è proprio quando decidiamo di farci vincere dalla paura "dell'impossibile" che cadiamo nella trappola più grande e illusoria. Perché, come diceva Seneca, "non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili".
Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili
La vera strada da seguire, infatti, è quella che non è stata ancora battuta da nessuno, la più ardua e insinuosa. E l'uomo agirebbe senza insidie, paura, ansia, dubbi? Continuerebbe a cercare risposte alle proprie domande? Forse dobbiamo imparare a diventare mutevoli e abili come il gabbiano, senza rinunciare al nostro splendore. Perché, per spiccare il volo, siamo noi a dover migrare di costa in costa, non le occasioni da noi.