Sapore di libertà

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25/04/2021

25 Aprile. Un appello alla libertà. Un appello ai diritti. Un appello all'umanità. Cosa c'è di più grande della vita? Cosa c'è di più autentico della dignità? Basterebbe chiederlo a chi ha subito anni di barbarie, ingiustizie, disumanità, in nome di un ideale, quasi sacro, da portare avanti davanti a tutto e tutti. Perfino davanti allo stesso uomo, come me, come te, come tutti noi. 

76 anni fa l'intero popolo italiano urlava all'unisono. Finalmente l'incubo era finito. Si poteva uscire, senza più paura. Ci si poteva abbracciare, amare come non mai. Le piazze, in festa, avevano gli occhi pieni di una felicità inaudita. La vita stava tornando, la luce catturava quegli ultimi istanti di terrore e li gettava in un mare di sogni da cui ripartire: il salvagente di un mondo intero. E noi, oggi, siamo qui a festeggiare quella rinascita, viva più che mai, e prendere ossigeno da quei sogni che si sarebbero presto trasformati in realtà. O, forse, in paura. Paura di ricominciare a vivere. Rompere quella bolla di vetro costruita sul proprio corpo. Paura di affacciarsi di nuovo alla vita, dopo anni in cui la morte aveva dominato

Ma, si può essere davvero così schiavi della paura? Si può essere così schivi verso la bellezza che ci circonda? Guardiamoci. Guardiamoci in viso senza timore. I nostri occhi sono lucidi, spenti. Le nostre bocche ferme, immobili, impassibili: non vogliono proprio accennare ad un sorriso. I nostri piedi calpestano soltanto territori conosciuti. Siamo così tanto bloccati da non riconoscerci. Dove siamo finiti? Dov'è la nostra vita? Forse lì, tra le nuvole, o, forse, nel cielo terso in una bella giornata di sole? Oppure, saranno le stelle ad indicarci la strada? La verità è che abbiamo perso ogni scopo, ogni "perché" della vita. Ci è stato tolto tutto e, noi, abbiamo lasciato volare via tutto ciò che avevamo. 

Abbracci, baci, sorrisi, sguardi, strette di mano. L'umanità è svanita. Si è disumanizzata. E, tu, uomo come me, hai così tanta paura di me. Ti allontani sempre di più. Mi consideri quasi un alieno o, peggio ancora, un untore. Ma io sono proprio uguale a te. Ho la tua stessa paura, i tuoi stessi dubbi, ma, soprattutto, la tua stessa voglia di libertà. Ed è così tanto vero che

La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.
Piero Calamandrei
  

Oggi, almeno oggi, lasciamoci alle spalle questo grande peso. Proviamo a guardare, insieme, al futuro. Ad un domani da costruire con ogni singola forza che ci resta. Ma, in un domani così vicino ci illudiamo di poter ripartire. Saremo pronti? Inizieremo questa corsa? Nessuno davvero lo sa. Sta a noi scegliere. È ora di andare, di saltare oltre. 

E, tu, vita, vieni ad accoglierci. Siamo persi e vuoti senza di te. Indicaci la strada, accompagnaci su questa via che sta correndo troppo veloce. Perché siamo stanchi, sì, ma, le nostre gambe fremono dalla voglia di camminare. Non sanno dove andare eppure, camminano ancora, ancora, ancora. Forse ci stanno portando da quei sogni rimasti soli per troppo tempo. Quei sogni che conservano la speranza che ci manca. Quei sogni che sanno di libertà. Sei pronto a ri-partire