Beati gli inquietidi Stefano Redaelli | |
Genere: Letteratura e narrativa | Prima pub.: 2021 |
Formati disponibili: Cartaceo,Ebook | Link Amazon |
Scheda libro completa |
Farfalle: non si nasce subito così, farfalle ci si diventa. E, ci si diventa dopo un lungo processo, una lunga trasformazione: bruco, crisalide, farfalla. Il bruco non può volare, solo strisciare. Allora, come fa una farfalla, la cui natura apparente è quella di rimanere ancorata al terreno, a volare? Come fa un inquieto a diventare beato?
Casa delle farfalle è il luogo dove tutto ha inizio. Il luogo in cui Antonio Poloni, scrittore e ricercatore, si addentra per conoscere uno dei temi più aperti, meno dibattuti, più misteriosi: la follia. Antonio parte con delle domande a cui trovare una risposta, ma ben presto capisce che quelle domande non sono giuste, e le risposte, così, non potranno mai arrivare. Deve scavare più a fondo, nei meandri nascosti, quelli che le persone normali non vogliono vedere, non voglio sentire. Quei meandri da cui le persone normali scappano, perché il livello di sopportazione per quell'odore di paura è davvero troppo basso.
Antonio inizia a conoscere i suoi compagni di avventura: Marta, Simone, Carlo, Cecilia, Angelo. Ciascuno di loro ha una storia da raccontare, un dolore che li ha portati lì, rinchiusi, quasi fosse uno scherzo, nella Casa delle farfalle. Le farfalle, libere di volare, loro le possono solo immaginare. Ci sono regole ferree da rispettare, una routine giornaliera sempre uguale a sé stessa, ripetitiva, monotona. Eppure, la follia è tutt'altro che monotonia. La follia ti apre a mondi sempre diversi, a versioni di te sempre nuove. Ci sono pezzi scoperti a poco a poco, a volte lentamente, altre voracemente. Ci sono pagine di libro ingerite, perché i folli non conoscono il confine tra sé e il mondo esterno. E, c'è una strada che Antonio deve percorrere, per dare voce a chi voce non ne ha, per ritrovare la voce che lui stesso aveva perso.
Ad ogni persona che accompagna questo viaggio, è come se Antonio desse un epiteto. Gli epiteti facilitano il ricordo, rappresentano l'essenza di ognuno. Gli epiteti condensano la narrazione di una persona, e lasciano aperto il varco giusto per favorire anche la libera interpretazione. Ecco che, allora, c'è il catesinteto di Simone, la fatica di Carlo, i fiori di Marta, le poesie di Cecilia, le scoperte sempre nuove di Angelo. A ciascuno di loro Antonio restituisce un po' di esistenza, quella che hanno perso, quella che li ha spinti, troppo spesso, a rinnegare addirittura sé stessi. Ma, è attraverso di loro che Antonio conosce, e si ri-conosce. È attraverso di loro che Antonio riesce, finalmente, a pronunciare sé stesso, la sua vera natura, a mettere in luce quello che, fino alla fine del libro, viene con cura taciuto.
Ed è proprio la cura l'unica reale medicina. In genere, è la medicina che stabilisce quale sia la cura più adatta. Qui, invece, è la cura che diventa l'unica medicina. Prendersi cura dei matti, delle loro storie, del loro genio, dei loro desideri. Prendersi cura di tutti coloro che, una cura, non l'hanno mai ricevuta. Angelo cura, e si cura, con le parole, con i libri, con la presenza costante verso i suoi compagni. Angelo cura indossando una maschera, perché
La maschera è una sorta di protezione, un vetro unidirezionale: scegli tu quando svelarla, e lasciarti travolgere dal turbinìo di emozioni generate da questo uragano.
Che siano beati, allora, gli inquieti. Perché tutti lo siamo. Inquieti quando aspettiamo con ansia qualcosa, inquieti quando siamo gli unici a riconoscerci davanti allo specchio, inquieti nel mostrare la nostra vera natura. Angelo diventa un compagno di viaggio fidato, la lente di ingrandimento di un mondo che viene visto solo con la grandangolare. Non è un libro per tutti, perché spoglia, ti spoglia, e ti lascia con una sensazione impastata in bocca. Ma, è allo stesso tempo l'unico liquido che puoi bere per sciogliere quella sensazione. È l'unico modo che hai per volare, per nascere bruco, e crescere farfalla.