Come d'ariadi Ada D'Adamo | |
Genere: Letteratura e narrativa | Prima pub.: 2023 |
Formati disponibili: Cartaceo,Ebook | Link Amazon |
Scheda libro completa |
Madre e figlia. Figlia e madre. Un legame indissolubile, inscindibile, simbiotico fin dalla nascita. Prima della nascita. Un legame che non conosce ragioni, scuse, o disabilità. Un legame fatto d'amore, un legame intriso d'amore. Un legame vitale, che va oltre la vita stessa. Un legame che è, per sua natura, eterno.
Daria è il nome che Ada sceglie di dare a sua figlia. Figlia nata dopo un precedente aborto. Figlia nata dall'amore e dalla paura, dalla felicità e dai dubbi. Dubbi e paure che si fanno sempre più veri, sempre più tangibili, quando ad Ada viene detto che sua figlia nascerà con una malattia rara. Una malattia causata da una malformazione a livello del corpo calloso, il fascio di fibre che connette i due emisferi cerebrali. Una malattia nota come "olopronsecefalia", o con l'acronimo HPE. Una malattia con cui Ada inizia a fare i conti fin da subito. Conti che si scontrano con la freddezza di una terminologia medica, che nulla dice sull'esperienza della malattia, sul vissuto che la malattia produce. Una terminologia che non contempla l'esistenza dell'essere umano, ma si serve solo della sua esistenza per nuove scoperte.
Ada non si gode appieno la maternità, il flusso ormonale, prolifico, dopo il parto, che consentirebbe di intessere con Daria quella relazione carnale che solo madre e figlia possono avere. Fin dai primi giorni di vita di Daria, Ada passa da un medico all'altro alla ricerca della migliore diagnosi possibile, della migliore cura possibile. Cura che, però, non arriva. Cura che, però, non esiste, almeno dal punto di vista farmacologico. L'unica cura possibile, allora, è essere, per Daria, tutto quello che Daria non può essere per lei.
Ada diventa le braccia di Daria, le gambe di Daria, le orecchie di Daria. Ada diventa una nuova Daria, non fatta più d'aria, ma di ferro. Ferro duro, e a tratti anche arrugginito, che si deve difendere dalle angustie di chi non le riconosce nemmeno il ruolo che le spetta: quello di madre. Una madre che non sempre si sente pronta ad affrontare le sfide che le sono state riservate. Una madre a tratti stanca e affaticata, ma che non smette mai, nemmeno un secondo, di amare sua figlia. Una madre che si vive sua figlia, e vive per sua figlia. Una madre che è anche una donna, con le sue emozioni, fragilità, con i suoi pensieri e con i suoi desideri. Una madre che non si può permettere di lasciare sua figlia, una madre che non si vuole permettere di lasciare sua figlia.
Eppure, la vita sa sempre come sferrare i colpi bassi, pugni che arrivano dritti nel ventre, rischiando di farti svenire. Ada è chiamata ad affrontare l'ennesima sfida che la vita le pone davanti: un tumore, un carcinoma mammario. Una malattia che la rende uguale a Daria, con una condizione di disabilità da sopportare. Una disabilità doppia: continuare a vivere la malattia della figlia, e contemporaneamente convivere con la sua malattia. Essere in grado di
Un futuro che attraversa in maniera trasversale lei e Daria, un futuro che vuole sperare per lei e Daria.
L'emozione che pervade il corpo all'inizio del libro, è il filo conduttore di tutto il libro. È un'emozione che va accettata, elaborata, a tratti anche amplificata. È un'emozione che ti mette in contatto con la parte più intima di Ada, con la sua parte più profonda, e per questo più bella. È un'emozione che ti mette in contatto anche con la tua parte più intima, più delicata, più sincera. È l'emozione di chi sa comunicare, con forza, ma anche dolcezza, le cose più scomode della vita. Quelle cose che Ada ha accettato ancor prima che Daria nascesse. Quelle cose che Ada, ora, lascia alla Daria che sarà.