"Il genio in fuga" è un'interpretazione del teatro musicale di Rossini condotta alla luce del sapere filosofico, più con la libertà dell'ermeneutica che secondo le regole dell'indagine musicologica tradizionale. Queste pagine rinviano a quell'irripetibile momento dell'illuminismo in cui l'uomo sperimentò la possibilità di una propria realizzazione nella storia, senza più alcun riferimento con la trascendenza. Baricco dimostra però che in Rossini la soggettività "orizzontale" dell'uomo settecentesco trova una propria conciliazione con l'oggettività tramite una "fuga in avanti" in cui uomo e mondo convergono in una seconda natura, permeata dalla felicità che si raggiunge attraverso un certo abbandono ai territori della follia.