La Riviera dei Fiori non assomiglia a niente, perché è un mondo pensato in verticale.«Ecco, dipende dal fatto che sono italiana. Che sono calabrese. Che sono ligure. Dipende da me. Se la Riviera è un romanzo, anzi tanti romanzi non scritti romanzi solo all'inizio, o solo alla fine, o solo nel mezzo dipende da me».È la Riviera dei Fiori di Rosella Postorino. Un corteo di paesi lungo una strada a picco sul mare, dove si vive in apnea aspettando l'estate. Una cascata di borghi aggrappati alle colline, stesi al sole come lucertole, in procinto di scivolare. Case addossate come squame di una pigna, grovigli di carugi, cattedrali di ulivi: per conquistare la cima non puoi avere fretta, devi imparare a respirare. La Riviera dei Fiori sembra l'Italia: ci sono il cemento, le alluvioni, la 'ndrangheta, l'emergenza rifiuti, i ghetti albanesi e nordafricani. Ma è più dell'Italia: è un racconto apocalittico, risorgimentale, un racconto della Resistenza, una fiaba.