Una città di provincia, una casa in cima a una scalinata, una stanza al piano di sopra, dove c’è un uomo, immobilizzato in un letto. Ester studia poco, frequenta un gruppo di amici con cui passa tutto il tempo a fumare al baretto sul mare o a bere nelle cantine dei ragazzi delle case popolari. Ester sembra libera e indipendente, bacia e sa farsi sfiorare, si concede e si ritrae, e sa scatenare il desiderio di un uomo più grande. Invece, a un certo punto si perde, smarrendosi nel silenzio spesso di casa sua, nell’impossibilità di comunicare con la madre se non attraverso frasi brevi e sprezzanti. Affonda nell’incapacità di nutrirsi, nel disperato sgomento di quella stanza di cui non si può parlare: lì dove c’è il padre, da dieci anni muto, congelato tra la vita e la morte. La stanza di sopra è il primo romanzo di Rosella Postorino: una cronaca dell’anatomia emotiva del distacco doloroso e incolmabile che separa l’infanzia dalla maturità.